pRESENTAZIONE DEL VOLUME : VENERDì 29 APRILE, ORE 17,30
Il libro di quest’anno del Gruppo Antropologico Cremasco “TRADIZIONE E MODERNITÀ, DA CREMA AL MONDO” segna la terza tappa che rappresenta una svolta, un giro di boa nell’ambito dell’antropologia locale. La prima fase di questo processo evolutivo, che può esser definita “esotica”, riguarda lo studio di popoli e di civiltà lontane. A livello internazionale ha avuto per epigoni i padri fondatori da cui nell’800 è nata l’antropologia (Frazer, Mauss, Malinoski ecc.). Per Crema questo interesse è iniziato intorno al 1880 con i romanzi di Antonio Marazzi che, nelle vesti ufficiali di diplomatico, aveva raccolto durante il suo soggiorno in America Latina notizie e tradizioni dei popoli andini. Successivamente nel secolo scorso gli antropologi Cremaschi Clara Gallini e Marco Lunghi si sono rispettivamente impegnati con ricerche sul campo svolte nell’entroterra sardo e nell’Africa Occidentale. Si sono così vagliati usi e consuetudini dei cosiddetti “primitivi”, ovvero di quei popoli e civiltà basate sulla tradizione orale . La seconda fase è iniziata con le ricerche dedicate alla civiltà contadina. Epigono è stato Mons. Francesco Piantelli , che con la pubblicazione di Folclore Cremasco, edita nel 1951, ha tracciato le basi di una etnografia dedicata alla ruralistica. Da 35 anni il Gruppo Antropologico Cremasco continuato con metodicità annuale a promuovere ricerche monografiche riguardanti vita, comportamenti, atteggiamenti mentali del mondo contadino cremasco. Questi due approcci metodologici hanno spostato l’obiettivo dal buon selvaggio alla vita agreste, per intenderci al mondo del Gagèt col so uchèt. La terza fase si apre oggi con impiego di una ricerca basata sull’ hic et nunc, una ricerca del qui e ora, della contemporaneità, dove il soggetto cittadino ha preso il posto del campagnolo. Si evidenzia il passaggio alla civiltà urbanizzata, caratterizzata da quella che Marc Augè ha definito la società della surmodernità (una civiltà contraddistinta dall’accelerazione della storia, dal restringimento dello spazio, dalla promozione o meglio dal degrado dell’uomo ridotto a consumatore). È questa la civiltà dei non luoghi. Sono definiti tali i centri commerciali, le stazioni, le autostrade, gli aeroporti, dove ci si incontra ma nessuno si sente a casa propria, perché vi è sconosciuto il senso dell’ identità. Il volume costituisce così la prima di una possibile trilogia che vedrà gli autori impegnati in un successivi appuntamento con l’attualità, un confronto con il mondo contemporaneo dove il diverso è il vicino di casa o il ragazzo che ha appena voltato l’angolo. Una antropologia che dopo aver studiato il passato si apre al futuro non senza timori ma anche con possibili speranze . (Walter Venchiarutti)